La misura di Assegno di inclusione è partita con qualche incertezza, e molti nuclei familiari rischiano la sospensione dell’erogazione, ma l’Inps è intervenuto.
A differenza dell’RDC, come sappiamo, chi ha fatto la domanda per l’ADI ha dovuto effettuare un’altra azione fondamentale e imprescindibile, ovvero sottoscrivere il patto d’inclusione.
Una volta accettate le domande, l’INPS ha cominciato a erogare l’assegno, ma ad aprile numerosi nuclei familiari rischiavano di vedersi sospendere l’ADI per un “tecnicismo”. Infatti, dal momento della presentazione della domanda, i beneficiari del sussidio avrebbero avuto 120 giorni per presentarsi ai centri per l’impiego e/o ai servizi sociali.
Chi non è riuscito a effettuare la procedura prevista per Legge non deve più preoccuparsi, infatti l’Inps ha prorogato i giorni per presentarsi presso i servizi sociali per la valutazione delle necessità del nucleo familiare. Ad oggi la normativa prevedeva un lasso di tempo di 120 giorni dal momento della richiesta di Assegno di Inclusione. Chi aveva effettuato la domanda a dicembre scorso, però, e non era riuscito a fissare un appuntamento, rischiava la sospensione dell’assegno.
Il fatto è, che in molti Comuni la “macchina ADI” è andata più lentamente, e quindi alcuni percettori non sono riusciti a rispettare gli impegni presi al momento della richiesta per sottoscrivere il patto. Ecco perché INPS è intervenuto e ha modificato (anche se solo in modo provvisorio) l’attuale normativa.
Cosa cambia dunque nel concreto? Per i nuclei familiari che hanno inviato la domanda entro il 29 febbraio scorso i 120 giorni di tempo non partono dalla sottoscrizione del Pad, ma da quando i dati inerenti le richieste sono stati effettivamente inseriti sulla piattaforma Gepi. Tutti questi nuclei familiari dunque, hanno più tempo per presentarsi ai servizi sociali, ovvero fino al 25 maggio prossimo, e non devono più temere una sospensione dell’assegno.
Ad oggi sono quasi 600 mila i nuclei che hanno ricevuto risposta positiva e che hanno cominciato a percepire l’ADI, una cifra che si è rivelata minore alle previsioni. Infatti sono state più di 1 milione e 200 mila le richieste, ma coi nuovi “paletti” tante famiglie sono rimaste escluse. Non dimentichiamoci che – sempre per colpa di un tecnicismo – gli ISEE quest’anno erano risultati molto più alti per chi aveva ricevuto l’Assegno Unico, e anche questo ha inciso sulle possibilità di rientrare nei requisiti per ricevere l’Assegno di Inclusione. Gap che poi è stato risolto automaticamente da INPS, ma che ha inevitabilmente complicato ancora di più le procedure.
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